venerdì 10 gennaio 2014

Mobilità 2.0 nelle PA

E' opinione diffusa che i dipendenti pubblici siano troppi, basta girare un pò per social network per rendersene conto. In realtà non è così. Con i diversi blocchi del turn over, i dipendenti pubblici stanno diminuendo notevolmente nel corso degli ultimi anni e le PA si stanno svuotando. 

Piuttosto è vero che vi è spesso una distribuzione non proprio efficiente. In pratica vi sono amministrazioni dove servirebbe meno personale di quello in servizio e altre in cui scarseggia abbondantemente. Per far fronte a questo problema, soprattutto in un momento di crisi, in cui non si potrà ancora assumere per diversi anni..., occorre ingegnarsi e trovare strumenti che consentano di creare efficienza anche nella distribuzione del personale nelle diverse amministrazioni pubbliche. E allora ci vengono in mente istituti,come quello della mobilità, che potrebbero non dico risolvere, ma ridurre sicuramente una serie di problemi. Da ingegnere, non voglio entrare nei dettagli giuridici che regolano l'istituto della attuale mobilità nelle PA, ma vorrei  fornire degli spunti e magari un insieme di strumenti che, se analizzati e ben combinati, potrebbero condurre ad un'efficace ed effettiva implementazione di questo istituto, distribuendo meglio il personale, secondo i bisogni reali delle PA con il fine di  migliorare i servizi verso i cittadini. Proviamo allora a ragionare insieme pensando a quali sono le principali difficoltà che le amministrazioni hanno per attuare la mobilità. Sicuramente tra i tanti problemi, lato personale, troviamo spesso quello relativo allo spostamento della famiglia,del cambio casa, della scuola dei figli, del lavoro del coniuge etc.. etc..., problemi che spesso rappresentano un vincolo forte, ad elevato impatto sociale, alle scelte politiche di attuare massivamente tale istituto... Quale potrebbe allora essere la soluzione? Si potrebbe pensare di combinare l'istituto della mobilità con l'istituto del telelavoro. Mi spiego meglio. Mobilità garantendo di rimanere nella città in cui si vive grazie all'istituto del telelavoro. In questo modo, lo spostamento del dipendente avverrebbe solo rispetto all'amministrazione e non rispetto alla città di residenza(in quanto si potrebbe continuare a lavorare da casa...).Ciò consentirebbe anche di reingegnerizzare alcuni dei processi nelle PA di destinazione, in modo tale da cogliere i benefici dell'utilizzo delle tecnologie per il telelavoro, quali ad esempio il protocollo informatico, il fascicolo digitale, la posta elettronica certificata , etc. etc... E' solo un'idea, ma che ne pensate? potrebbe essere una piccola soluzione soprattutto in quei settori dove la gestione delle pratiche, dei fascicoli e dei procedimenti rappresentano il business primario rispetto ai servizi erogati?

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