La scorsa settimana ho avuto il piacere di trascorrere una giornata a smart city exibition e di partecipare ad un momento d'incontro e di coinvolgimento sull' Open city. Tra i tanti interventi interessanti, uno in particolare mi ha colpito profondamente e lo voglio condividere con voi.
Quello dell'amica Flavia Marzano, che ha sintetizzato, con una semplice frase, quale fosse per lei il significato di open city : "quando la PA è invisibile!" Beh, devo dire che inizialmente può sembrare una cosa strana, negativa, ma riflettendoci bene, mi convinco sempre di piu' di questa asserzione e voglio spiegarvi il perchè.
Immagino che l'amica Flavia, volesse dire che una città aperta è un luogo in cui l'amministrazione lavora talmente bene, con un elevato grado di efficienza e di efficacia, che il cittadino non ha modo di vederla (e dunque è invisibile!). Ecco in tal senso, mi sento di dire che questo dovrebbe essere l'obiettivo non solo della "città open", ma di tutte le PA, dal livello locale a quello centrale. E per ottenere ciò non è purtroppo sufficiente essere trasparenti. Il bisogno e la necessità di trasparenza del cittadino nasce proprio dal fatto che lui "vede" troppe cose che non funzionano a partire dai servizi offerti, che soddisfano solo raramente le sue aspettative. Dunque non dalla mancata pubblicazione di dati e informazioni sui siti web delle PA! Quindi la "forte" domanda di trasparenza nasce dal fatto che i servizi non incontrano le aspettative della gente. E il cittadino comincia a chiedersi "ma come vengono spesi i miei soldi?", e da qui la necessità di capire... di conoscere... di attivare meccanismi di trasparenza... di scrivere norme sugli obblighi di pubblicazione...etc.. etc... Ma pensiamo che questo possa risolvere i problemi del cittadino? Il cittadino comune vuole che i servizi funzionino e funzionino bene!!! E per far funzionare i servizi la trasparenza è si importante, ma è solo un pezzettino di un puzzle! Occorre puntare a migliorare i servizi, ma questo oggi nessuno lo dice, o meglio siamo in pochi a dirlo perchè siamo accecati dalle mode passeggere del momento e non abbiamo una visione strategica! Anche qui, come in tutte le cose, é necessario il giusto bilanciamento tra gli interventi e le azioni sulla trasparenza, sull'open data, sull'open government, e le azioni sulla reingegnerizzazione dei processi, sul capacity building, sulla realizzazione di ecosistemi e framework basati sulla evoluzione dell'attuale SPC, sull'effettivo accompagnamento delle PA, e dunque sulla reale attivazione di servizi digitali a partire da un coinvolgimento diretto dei cittadini (Codesign dei servizi!). Solo in questo modo potremo effettivamente garantire ai nostri figli, gli attuali nativi digitali, una PA invisibile nel prossimo futuro!
Diventare superflui è l'obiettivo di ogni sana organizzazione che opera verso la società, senza obiettivi di profitto. Se da volontario aiuti emarginati, curi feriti o fai del doposcuola - hai l'aspirazione che presto o tardi il tuo lavoro sarà inutile.
RispondiEliminaVivere dentro le nostre amministrazioni con questo approccio sarebbe, probabilmente, molto più dirompente di qualsiasi spending downview. E richiederebbe, realisticamente, una "falange" di dirigenti disposti a rischiare sul serio: sugli obiettivi da raggiungere, come sulla (propria) retribuzione da ottenere.
Sono convinto che più delle parole può l'esempio: e siccome i dipendenti, gli operai della conoscenza, sono cittadini anch'essi - si potrebbe fare palestra e proseliti per il codisegno dei servizi al cittadini... partendo dal funzionamento dei servizi interni alle amministrazioni.
Gestione del personale e della logistica, relazioni industriali e formazione, sistemi trasversali (intranet, posta elettronica, protocollo).
Sarebbe un bel passo avanti, da un lavoro pubblico *dichiarato inutile* ad un fermento di attività che vogliono *rendersi superflue*.
Molto bella la sua chiusura! Una frase ricca di contenuti! La ringrazio per averla condivisa sul mio blog!
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