lunedì 20 aprile 2015

L'Agenda digitale la decide chi ha il budget IT


Tanti sono i commenti di questi giorni  sull'AGID e sul come fare per consentire una forte scossa verso l'effettiva attuazione dell'agenda digitale nel nostro Paese. Ciascuno cerca di dare il suo contributo di idee e proposte.
Di certo la governance del digitale rappresenta uno dei problemi fondamentali del nostro Paese oggi.
Quale è la soluzione? Come fare per garantire il raggiungimento degli obiettivi dell'agenda digitale?
In questo contesto di opinioni altamente  eterogenee sulle soluzioni da mettere in campo, ciascuno degli esperti del dominio mette sul piatto le proprie idee risolutrici dei mali del digitale italico.
Ipotesi di azioni tecnologiche, di introduzione di ecosistemi digitali innovativi sulla base di modelli attuati in altri ambiti, oppure  di modifiche alla organizzazione dell'AGID, sono solo alcune delle le idee di tendenza di questi ultimi giorni. Tutte cose necessarie ma a mio avviso non sufficienti a migliorare la situazione. E' importante capire quale sia il motivo reale per cui  ogni pubblica amministrazione "va per conto suo" nonostante sia più volte stato detto quale è la via da seguire e le cose da fare....
E allora penso al "budget IT", "questo  sconosciuto", che rappresenta la radice delle cause della non razionalizzazione degli interventi ICT, della mancata adozione degli standard, del numero elevato di banche dati e dei ced presenti su tutto il territorio nazionale, etc.
E' Sì, perché chi ha il budget IT decide cosa fare, come,  quando e con quali priorità.
In pratica ogni PA ha un budget finanziario, assegnato sotto forma di capitoli di spesa ( per le amministrazioni centrali) con cui effettuare una serie di azioni di digitalizzazione. E allora capita spesso che queste azioni non siano effettivamente in linea con quanto definito da AGID o dalle politiche a livello centrale sul digitale, o per volontà o per incompetenza o per altro... E' un problema di sanzioni? No! Non ci credo alle sanzioni nei confronti delle pubbliche amministrazioni!
Ci sono strumenti per evitare che ciò accada? Certamente, e uno degli strumenti, di cui non si parla mai e che nelle diverse trasformazioni degli Enti dell'informatica della PA (da AIPA in poi) ha assunto un ruolo sempre più marginale (purtroppo!), è quello che il legislatore ha affidato all’ AGID,  attraverso quanto previsto dall’articolo 3 del d.lgs. 177/2009. In base a questo articolo : "
Digitpa esprime pareri tecnici, obbligatori e non vincolanti, sugli schemi di contratti stipulati dalle pubbliche amministrazioni centrali concernenti l'acquisizione di beni e servizi relativi ai sistemi informativi automatizzati per quanto concerne la congruità tecnico-economica, qualora il valore lordo di detti contratti sia superiore a euro 1.000.000,00 nel caso di procedura negoziata e a euro 2.000.000,00 nel caso di procedura ristretta o di procedura aperta. Il parere dell'Ente e' reso entro il termine di quarantacinque giorni dal ricevimento della relativa richiesta.....". Vi pare poco? Assolutamente no , questo articolo è fondamentale, perchè attraverso questi pareri, è possibile indirizzare anche le scelte tecnologiche, la razionalizzazione, l'adozione di standard... , l'open source, etc.
Quindi, per garantire l'attuazione delle politiche del digitale, o si centralizza il budget IT ( come spesso accade nelle multinazionali per uniformare e razionalizzare...), oppure, così come previsto dalla norma sopra richiamata, viene rafforzato opportunamente il sistema dei pareri, anche attraverso una sua estensione  a livello territoriale (trovando un modo per non burocratizzare eccessivamente questa attività).

Nel secondo caso sarebbe “bello” che "questi pareri" venissero pubblicati.... contemporaneamente alla pubblicazione delle gare per i quali sono emanati.... ;perché rappresentano uno strumento potente di attuazione di politiche pubbliche, di cui abbiamo un drammatico bisogno in questo momento... e nel prossimo futuro….

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